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La vita della beata Antonia nel nuovo libro di padre Carlo Serri ofm

In libreria l'ultima opera di padre Carlo Serri, aquilano di origine e Guardiano della Fraternità di Greccio, sulla vita della beata Antonia da Firenze. L'esperienza di questa Clarissa del XV secolo è di un'attualità formidabile. Ascoltiamo dalle parole dell'autore gli stimoli importanti per immergersi in questa lettura e quanto "le proposte del vangelo non devono intimorirci, perché veramente si può dare tutto a Dio".


Padre Carlo, come è nata l’idea di questo libro?

Il seme di questo lavoro, in realtà, abitava nel mio spirito da sempre. La beata Antonia appartiene alla tradizione spirituale della mia chiesa dell’Aquila. Il suo antico monastero, situato nel cuore storico della città, era un luogo caro alla devozione degli aquilani. Quando ero giovane sacerdote, quasi quaranta anni fa, andavo dalle clarisse per rifornirmi delle ostie per la celebrazione della messa e conoscevo bene le sorelle. E anche personaggi grandiosi come san Bernardino e S. Giovanni da Capestrano fanno parte del patrimonio cristiano e culturale della diocesi. I grandi santi dell’Osservanza francescana hanno lasciato un’orma indelebile nella storia della mia città. Ma alla fine devo dire che ho scritto il libro semplicemente perché le clarisse me lo hanno chiesto.


Cosa ti ha ispirato?

Marco Bartoli, presentando il libro, lo ha qualificato come una moderna opera di agiografia. In questo genere letterario il protagonista di non è il santo di cui si scrive la vita, ma è Dio stesso che, attraverso la vita dei suoi santi compie un mistero di amore e di bellezza che raggiunge poi la vita di tutti. Ogni santo vive la stessa avventura evangelica di quelli che lo hanno preceduto; incarnando però la sua esperienza di Cristo e della Chiesa in maniera personale, con un timbro che è solo suo e che lo rende originale. La vita di un santo perciò è una provocazione che suscita un desiderio di imitazione. È come una scintilla che accende un fuoco che già ci abita, e che per avvampare aspettava solo di essere stimolato.

Cosa dice la figura di questa donna agli uomini e donne di oggi?

Questa donna dice innanzitutto che bisogna vivere la propria vita con passione intensa e con dedizione totale. Non possiamo accontentarci di ripetere mediocremente i modelli e i comportamenti meno faticosi e impegnativi. Nel cammino della fede ancora di meno ci si può accontentare della mediocrità. Qui la passione vitale è amore di Dio, che diventa desiderio e tormento, attirando il credente in un vortice profondo di donazione che vuole diventare totalitario. Comprendiamo la beata Antonia solo in questa inesausta ricerca di superamento e di pienezza. Dobbiamo cogliere gli snodi, le scelte determinanti della sua vita che le hanno permesso scelte sempre più assolute. È stata prima sposata, poi vedova, poi religiosa dedita all’apostolato e infine monaca clarissa, interamente consacrata alla vita contemplativa. E anche scegliendo la vita del monastero volle, con le sue compagne, optare per la Regola di santa Chiara, radicata nell’altissima povertà, e abbracciare totalmente gli ideali evangelici di san Francesco. È come una spirale di desiderio e d’amore, che sale sempre più in alto, approfondendo, in salita, le ispirazioni di Dio. Antonia ci insegna che le proposte del vangelo non devono intimorirci, perché veramente si può dare tutto a Dio.


Qual è la sua attualità?

È una figura certamente attuale, perché il secolo XV, in cui visse, per molti aspetti somiglia al nostro. Anche allora c’era una cultura che tendeva ad esaltare i valori umani in maniera disordinata, staccandoli dalla vita soprannaturale. Si tendeva a fare dell’uomo e del suo mondo una realtà autonoma, in cui la presenza di Dio e della fede diventava una convenzione sociale. Il movimento francescano dell’osservanza invece centrava l’identità dell’uomo sulla persona di Gesù Cristo e mirava a un rinnovamento della società fondato sui valori del vangelo. Antonia ha aderito con passione a questi ideali di rinnovamento, sviluppando tutti i suoi talenti di donna, di cristiana a e di consacrata con spirito nobile e generoso, conservando sempre un’amabile femminilità. Infine seppe armonizzare la sua sprofonda spiritualità con l’umile e convinto servizio alle sorelle. Credo che anche la nostra epoca abbia bisogno di vincere le tentazioni di individualismo egoista, anche all’interno della Chiesa.


Come è stata la collaborazione con le sorelle clarisse?

Ho già detto che ho iniziato a scrivere per le richieste insistetti delle clarisse, che poi però hanno messo a mia disposizione i documenti conservati nell’archivio del monastero, che nel 1997 si è trasferito dall’Aquila a Paganica. Poi si sono sottoposte al pesante lavoro della correzione delle bozze, che richiede fatica, pazienza e precisione. Le sorelle hanno così percorso un cammino di riappropriazione della figura della fondatrice del monastero, non solo accogliendo la sua eredità spirituale, ma anche assumendone con impegno rinnovato lo stile di appassionata sequela di Cristo.

Ma la collaborazione più preziosa credo che sia stata quella della preghiera per il buon esito del lavoro. In fondo credo che sia stato questo l’aiuto più prezioso.



Carlo Serri, Si può dare tutto a Dio. La beata Antonia da Firenze, Edizioni Porziuncola, S. Maria degli Angeli- Assisi, 2021, € 18,00.

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